giovedì 22 novembre 2007

mercoledì 21 novembre 2007

Postfazione

di Aldo Chiarle

Mio caro Aljosha, ti ringrazio per avermi chiesto una postfazione al tuo libro di imminente pubblicazione; accetto volentieri perché la poesia è senza dubbio alcuno la forma d'arte che meglio di ogni altra lascia liberi i sentimenti.
Octavio Paz, poeta e saggista messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990 ha scritto:
"La poesia è conoscenza, salvezza, potere, abbandono. Operazione capace di cambiare il mondo, l'attività poetica è rivoluzionaria per natura; esercizio spirituale è un metodo di liberazione interiore. La poesia rivela questo mondo; ne crea un altro. Pane degli eletti; elemento maledetto. Isola; unisce. Invito al viaggio; ritorno alla terra natale. Inspirazione, respirazione, esercizio muscolare. Preghiera al vuoto, dialogo con l'assenza; si alimenta di noia, di angoscia e di disperazione. Orazione, litania, epifania, presenza. Esorcismo, scongiuro, magia. Le opere poetiche restano e ognuna di esse costituisce un'unità autosufficiente, un esemplare isolato, che non si ripeterà più".
Queste parole di un grande poeta s'attagliano al tuo lavoro, e sono la sintesi di ogni opera poetica, che rappresenta le idee, le aspirazioni, i sentimenti del poeta e ogni critica, anche la più benevola, diventa assurda perché immedesimandosi nel poeta si possono vivere quelle grandi sensazioni che hanno permesso ai sentimenti di prendere forma.
Ed io immergendomi nei tuoi versi, ho sentito le tue sensazioni.

Roma, 3 luglio 2007

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martedì 20 novembre 2007

Sinossi

Salix di Aljosha Pasquali si compone di due parti nettamente distinte: una silloge di venti poesie "a carattere amoroso", come dice lo stesso autore, e un dramma in versi che a sua volta si svolge in tre atti.
Nella prima parte, quella della silloge, è tutto un delizioso fiorire di terzine che, tra realtà e finzione, con stile tra lo stilnovistico e il neo-classico cantano l’amore e la bellezza. Ricca è l’immaginazione del poeta, delicata l’espressione: da "nettare d’un fiore delizioso" a "diletta musa"; da "radiosa d’ella il tergo" a "sorrider gioioso, gioia cangiante". È il poeta amante che ama l’amore.
Nella seconda parte, quella con il testo teatrale in versi, si sviluppa il dramma dei protagonisti. La dolcezza dei sentimenti di due innamorati viene prima turbata e poi vinta dalla tragica fatalità del destino che travolge lei. Allora lui, disperato, si colpisce a morte, cadendo come novello Romeo sulla sua Giulietta.

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